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IL GRANCHIO DI ACQUA DOLCE

Fig. 1 - Il granchio di acqua dolce
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Fig. 2 - Tane di granchi di fiume
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Fig. 3 - Addome di femmina di granchio
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Fig. 4 - Carapace di granchio
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Fig. 5 - Granchio ucciso da predatori naturali
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Il granchio di acqua dolce (Potamon fluviatile Herbst, 1785), crostaceo della famiglia Potamidae, è presente in Italia e nella Penisola Balcanica, fino in Grecia. Appartiene ad un'antica famiglia di granchi di acqua dolce e salmastra, che nella regione mediterranea è presente con il genere Potamon.

Siamo abituati a considerarli una presenza esclusiva dell'ambiente marino, eppure alcuni granchi vivono anche nei torrenti; il granchio di fiume (fig. 1) presenta il carapace quadrangolare (fig. 4), più largo che lungo, fronte con due lobi, ripiegata verso il basso. È caratterizzato dalla livrea bruno verdastra con grandi e robuste chele, la parte inferiore è di un bel giallo acceso con riflessi viola e magenta.

Riuscire a incontrare un granchio di fiume rimane un evento non semplice, perché ha ormai abbandonato molti dei precedenti domini. Ecologicamente è meno selettivo del gambero di fiume, tuttavia risente dell'inquinamento, della cementificazione degli argini e della riduzione di corsi d'acqua non contaminati. Il suo sapore molto gradevole lo ha inoltre esposto al prelievo alimentare fin dai Medioevo. Oltre alla minaccia dell'eccessivo prelievo in natura da parte dell'uomo, alcuni dei predatori naturali che cacciano il granchio di fiume sono gli aironi, i gabbiani; in alcuni casi sono state osservate anche cornacchie (fig. 5, resti di granchi uccisi da predatori naturali).

Allo stato attuale, il granchio di fiume vive solo in pochi ambienti favorevoli, a quote inferiori a 500 metri. Il limite estremo della sua distribuzione italiana è rappresentato a Nord dall'Emilia Romagna e dal bacino del Magra in Liguria, mentre al Centro-Sud la specie è presente in tutte le regioni, benché molto localizzata.

Vive in tane (fig. 2) scavate in gallerie profonde fino a un metro, sugli argini dei fiumi o dei laghi, in zone con acque calme o poco correnti (canali, fossi, ruscelli, fiumi dove l'acqua è calma), nascondendosi sotto pietre o tronchi immersi.

Attivo soprattutto di notte, il granchio di acqua dolce può soggiornare a lungo anche al di fuori dell'ambiente acquatico, dove comunque deve ritornare quando le branchie cominciano a non essere bagnate a sufficienza. All'imbrunire esce lungo il fiume alla ricerca di cibo, spingendosi anche a decine di metri dall'acqua. La sua dieta comprende molluschi acquatici, anellidi, stadi larvali e adulti di insetti, girini, piccoli pesci, ma anche organismi morti, semi, ghiande.

In estate le femmine (fig. 3), dopo uno sbrigativo accoppiamento, producono circa 200 uova, che si schiudono dopo 5-6 settimane. I piccoli vanno incontro a un paio di mute prima di abbandonare il ventre della madre, per evitare di essere rapiti dalla corrente. Saranno poi completamente indipendenti, ma dovranno aspettare 2-3 anni per raggiungere la taglia dei genitori. Li attende una lunga vita, che può protrarsi anche per 10 anni, tra il bosco e il torrente. Interessante è notare il dimorfismo sessuale presente nella porzione terminale dell'addome, ripiegata: nella femmina la forma è più ampia e tondeggiante, funzionale al mantenimento e ossigenazione delle uova, mentre nel maschio risulta essere decisamente più triangolare.



DISTRIBUZIONE NELL'AREA ROMANA - Non sono molti i dati a disposizione sulla sua distribuzione nell'area romana, ma in questo settore risulta essere presente nella R.N. Laurentino Acqua Acetosa, nella R.N. di Decima Malafede, nella R.N. di Tenuta dei Massimi; inoltre, una popolazione è presente nel centro storico, all'interno dell'area del Foro Traiano (una popolazione che attualmente gode di popolarità presso i media per il particolare tipo di habitat in cui si trova, oggetto di varie ricerche scientifiche -anche a carattere genetico- ma che in realtà era conosciuta da sempre, almeno a livello locale, proprio per il popolare e consueto consumo del granchio nei ristoranti e trattorie della zona).

Quella di Tor Marancia risulta essere l'unica popolazione conosciuta nel quadrante ovest del Parco dell'Appia. La sua presenza fu stata segnalata per la prima volta proprio dai nostri attivisti nella pubblicazione "Tormarancia, un frammmento di Campagna in città", quando ancora l'area era a rischio di cementificazione, per essere poi ribadita dagli studi dell'Ente Parco.

Contrariamente a quanto affermato in un recente articolo apparso su La Repubblica (10 febbraio 2006), ricordiamo che il granchio di fiume è tutelato dalla Legge Regionale 18/88, che all'articolo 3 recita: "Per le specie elencate (...) e' vietato: a) qualsiasi forma di cattura, di detenzione e di uccisione; b) il deterioramento o la distruzione dei siti di riproduzione e di riposo; c) il molestare la fauna selvatica minore, specie nel periodo della riproduzione, dell' allevamento e dell'ibernazione, nella misura in cui tali molestie siano significative in relazione al raggiungimento delle finalità di cui al precedente articolo 1; d) la distruzione o la raccolta di uova dell' ambiente naturale o la loro detenzione quand' anche vuote; e) la detenzione, il trasporto ed il commercio di tali animali, vivi o morti, come pure imbalsamati, nonché di parti o prodotti facilmente identificabili ottenuti dall' animale, nella misura in cui ciò contribuisce a dare efficacia alle disposizioni del presente articolo.". Inoltre "E' vietata l'uccisione, la cattura, il trasporto ed il commercio dei gamberi d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes italicus) e dei granchi di acqua dolce (Potamon fluviatile fluviatile) non provenienti da allevamento."



Testo a cura di G. Mattias

 

 

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